"Books by foot" parte prima: metodologia per un approccio consapevole (no, è solo un tentativo)

La verità è che sulla questione dei booksbyfoot s’è raccontato di tutto. 

Croce e delizia dei designer d’oltreoceano, che da almeno dieci anni si cimentano nella ricerca delle più unusual color combs per l’arredo pubblico e privato; incubo notturno per i puristi della biblioteconomia, che inorridiscono al solo pensiero di una libreria ordinata secondo un mero criterio estetico (passi l’organizzazione per formato dettata da imprescindibili esigenze logistiche ma dannazione, il colore no); e infine desiderio inconfessabile di chi i libri li compera per dare un tono al proprio soggiorno ma non li legge mai, e a metterli in ordine di sfumatura cromatica proprio non osa, terrorizzato com’è dall’outing che ne potrebbe seguire.


Qui su Pinterest potete trovare la mia gallery personale,
l’ho creata pochi giorni fa quindi è in continuo divenire.
Attendo vostri suggerimenti!

Tutto perché, si dice, la tecnica del booksbyfoot non sembra proprio andare a braccetto con l’idea che i libri debbano essere letti, consultati, sfogliati, annusati oltre che osservati da una religiosa distanza di sicurezza. Sì perché il piccolo particolare è che prima di fare tutte quelle cose divertenti di cui sopra (leggere, consultare etc…) i libri occorre pure recuperarli: questione di non semplice risoluzione nel caso in cui se ne possegga un numero superiore a, supponiamo, un centinaio.


Melvil – courtesy from Wikipedia
Per dovere di cronaca dobbiamo dire che ci hanno provato in tanti a risolvere il problema. Uno che si è impegnato non poco a riguardo è stato, ad esempio, il signor Melvil Dewey (USA, 1851-1931, ritratto in foto), che tanto ha fatto tanto ha detto da diventare addirittura l’inventore del moderno sistema di classificazione bibliografica. Ma – in tutta onestà – la DDC pura o ridotta che sia non ha mai fatto molta presa tra le mura domestiche, perché al lettore (diciamo quello medio-forte*) non va molto a genio l’idea di essere costretto ad avvicinarsi alla propria libreria via terzi, utilizzando, quale mediatore linguistico-culturale, un manuale di catalogazione da quattrocento pagine (ma poi? Il catalogo lo appendo a lato, legato con uno spago e un chiodino, come il librone degli ingredienti reparto rosticceria all’ipermercato? Anche no).
Ah… il caro vecchio orgoglio del lettore MF, che deve dimostrare di avere tutto lì, archiviato nella sua testa (mi vedete? mi sto battendo l’indice sulla fronte). Fosse la sua biblioteca composta da cento o diecimila volumi, lui li deve avere tutti lì, a portata di clic, dentro il suo cervello.
Quindi, gira che ti rigira, di scelte ce ne sono poche e nessuna, va detto, è quasi mai quella definitiva perché l’archiviazione dei libri di casa è come la storia del plaid corto: se te lo tiri fin sopra la testa stai certo che avrai freddo ai piedi. 

BooksByTheFoot, e-commerce specializzato
nella vendita di volumi “a peso”
organizzati per tipologie (cromatiche incluse).

Di solito si comincia (ingenuamente) con un grande classico adolescenziale: narrativa contro saggistica (eventuali sottoclassificazioni di genere a seguire: quasi una Dewey for Dummies, insomma). Sistema che può funzionare anche a livello estetico (sia per dimensioni sia per palette) dato che sono molte le case editrici – specializzate in saggistica ad esempio – a far uso di un progetto cartografico discretamente predefinito e long-lastingPerò chi ci rimette è l’ordine alfabetico: si può rimediare con ulteriori sottogruppi ma la questione diventa praticamente insostenibile se abbiamo la sfiga sfortuna di possedere più testi di un autore che si è dilettato in entrambi i generi. 

Appurate le lacune del metodo fiction / non-fiction, a questo punto il lettore MF prova a passare alla purezza dell’alfabeto latino (per cognome). Bene, vi svelo un segreto, l’altarino nascosto nella libreria di quasi tutti i lettori MF (bisbiglio sommessoHuston, abbiamo un problema): noi lettori MF incontriamo qualche difficoltà nel ricordare i cognomi degli autori contemporanei – il peggio del peggio lo tocchiamo con gli stranieri. 
Ergo, con la classificazione alfabetica ce la caviamo bene dai presocratici a Vittorini, ma poi, a parte qualche rara eccezione dovuta alle passioni personali, è buio totale.  

Quindi, solitamente verso i 18-20 anni, quando si è accumulato un discreto patrimonio libresco e si comincia anche a capire quali libri leggere e quali no prima di comperarli, si passa alle aree tematiche. Ah, qui ci si sbizzarrisce senza tanti sforzi mnemonici: narrativa contro saggistica, misto fritto diviso per aree geografiche, YA vs. sci-fi, classici a sinistra, contemporanei a destra, nuovi e intonsi sotto, già letti sopra. E poi gli autori preferiti, tassativamente a parte. 
Nuntio vobis gaudium magnum: la cosa funziona. Ed è anche duratura: garantisco che almeno 15 anni fatti così ve li sfangate, traslochi inclusi. Unico accorgimento: lasciare che la libreria “prenda aria”, ossia ricordatevi di prevedere i famosi spazi vuoti attraverso cui la collezione potrà essere ampliata. Sarete salvi, evviva! 

E’ questo un decennio di immense felicità biblioteconomiche. Sembra che tutto vada bene, il lettore MF è rilassato, lascia che la sua libreria viva, fa dell’altro nel frattempo, e accumula. ACCUMULA.

E poi, improvviso, arriva il giro di boa. 

Eccoci lì, alla torta di compleanno col 4 sopra.

Bene. Buongiorno, sono una lettrice MF, ho 41 anni e ho messo da parte qualcosa come 2000 volumi (a spanne). Tre traslochi, adolescenza nei primi anni 90′, liceo classico, università, 15 anni di lavoro e di tram, matrimonio con un marito lettore MF, due figli di cui almeno uno è venuto fuori dichiaratamente lettore MF – dell’altro ancora non si può dire.

Sicché è finita che la mia biblioteca ora raccoglie insieme (tutta insieme) roba del tipo “Va dove ti porta il cuore” (prima ed. Baldini&Castoldi 1994), “il giardino dei Finzi Contini” (Einaudi 1962), “La felicità è dentro di te” (AME 2009), “Fate la nanna” (2007), “Il linguaggio segreto dei neonati” (2007) “Project Management” (Hoepli 2009), “English Grammar in use” (2 volumi, anno 2006-1007, con eserciziari), i MinimumFax di Carver e Yates, un numero spropositato di Iperborea vintage e brand new (2015-2016), almeno quaranta Sellerio e una trentina di volumi unici di case editrici minori, tutti diversi tra loro per formato e argomento. Giusto così per dire, poi ovviamente c’è molto altro (taccio sulla saga di “Twilight”, non ve lo dirò mai se ce l’ho oppure no. MAI). (**)

La questione è che a un certo punto capita che il lettore MF si accorga con orrore che l’ordine per aree tematiche è andato a farsi benedire da tempo, per la questione di cui sopra: i mq procapite diminuiscono in maniera proporzionale all’aumento dei membri della famiglia e a ogni trasloco, il tempo da dedicare alla lettura si è risolto in pochi, preziosi attimi incastrati tra finisco-una-cosa-e-ne-inizio-un’altra, gli acquisti si accumulano uno sull’altro e le stagioni ingialliscono la carta friabile delle pagine e delle speranze.

E questo in foto, signori e signore, è parte del risultato.

Posso vedere nei vostri occhi /
l’orrore e il raccapriccio.

Ora capite che al booksbyfoot ci si arriva: 1. per disperazione, perché le hai provate già tutte e ti rimane solo quella 2. perché a 40 anni non puoi fare nient’altro se non cercare di mettere un po’ d’ordine ove l’ordine te l’eri scordato da tempo, e come diceva Banana Yoshimoto (antesignana di Marie Kondo? Non so, MK non l’ho ancora letta) disgraziatamente per fare ordine si parte quasi sempre dall’appagamento prima di tutto visivo che viene dagli oggetti (***).

La questione è che per un lettore MF c’è solo un modo per riordinare i pensieri del proprio cervello: mettere mano alla libreria.

Come? In tanti modi. Uno dei quali lo scoprirete, se vi va, nella prossima puntata.


___________________

(*) Da qui in poi *lettore MedioForte*. Chi è il lettore forte lo potete scoprire ad esempio qui. La questione del LF è cosa complessa e dibattuta; io preferisco adottare la terminologia in vigore e prendermi la libertà di raffreddare i toni, quindi vi parlo di lettore “medio”. Se penso al lettore forte come a colui che legge 12 libri all’anno mi vien da ridere – non tanto per la drammaticità del fatto in sé quanto perché siamo sempre alla solita questione dei jobtitles rispetto al curriculum: allora uno che di libri ne legge 50 cos’è? Un Senior Executive Reader? E via così (perché sono rari, ma esistono. Ndr: attestandomi annualmente sui 25 più o meno, preferisco – non so voi – essere certificata “media” piuttosto di “forte”).
(**) Amici SEO vi ci vedo, a ragionar su questo elenco bislacco (e parte la risata diabolica).
(***) Giveaway! Chi indovina dove e quando BY l’ha scritto si aggiudica in regalo il “Twilight” in brossura (prima edizione, non ristampa), sempre che io lo possieda, ovviamente. Spedizione a carico del vincitore.

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