"La Collina", di Andrea Cedrola e Andrea Delogu

Quando ci si imbatte in certi racconti l’unica necessità è quella di sospendere il giudizio, mostrando così il rispetto dovuto nei riguardi di una esperienza personale dirompente e per questo indiscutibile a prescindere – a meno di non averne vissuta una simile in prima persona.
Questo è ciò che capita quando si affronta “La Collina”, romanzo scritto a due mani (Andrea Cedrola, 33 anni, sceneggiatore, e Andrea Delogu, 32, conduttrice tv, attrice, appassionata di musica e seguitissima blogger) che racconta le vicende accadute a Valentina Carrau, dieci primavere quasi tutte trascorse all’interno della comunità di recupero presso cui i genitori, vittime dell’eroina, avevano trovato rifugio all’inizio degli anni ’80.
Esperienza in parte realmente vissuta proprio da Andrea Delogu, figlia di uno dei primi assistiti dalla comunità di San Patrignano poi divenuto, col tempo, addirittura l’autista e l’uomo di fiducia di Vincenzo Muccioli. La narrazione infatti prende spunto dalla vita di Andrea, cresciuta in comunità durante l’infanzia, ma poi ripercorre – attraverso i ricordi personali dell’autrice e di tutti coloro che le hanno offerto testimonianza nel corso degli anni – anche le vite di tanti altri tossicodipendenti che la comunità ha salvato, o anche, purtroppo, irrecuperabilmente spezzato. E’ un documento forte, sebbene non contenga nulla di nuovo rispetto a quanto si è detto e scritto nei confronti della comunità di San Patrignano negli ultimi trent’anni, ed emotivamente coinvolgente – specie se si pensa al silenzio dell’autrice a riguardo, quasi ventennale.
Lo sguardo di Valentina è sincero e aperto al mondo che la circonda, un microcosmo che Andrea Delogu ricorda e descrive con premura e tenerezza: fatto di natura, spazi aperti, animali, avventure con i coetanei; una realtà innegabilmente altra rispetto alla vita esterna e per tanti versi migliore, più semplice e più adatta alle necessità primordiali dell’essere umano: la condivisione dei successi e delle difficoltà in un clima di forte supporto collettivo, reciproco e autosufficiente, affetto e, paradossalmente, serenità emotiva.
Verrà poi, inevitabile, il momento delle domande, della critica, dei dubbi e addirittura dei sospetti verso quel sistema di pedagogia autoritaria di cui Riccardo Mannoni, leader carismatico della “Collina”, è fautore, e verso l’istituzione stessa della comunità terapeutica, un’enclave chiusa dall’interno e sufficiente a se stessa, in cui talvolta le relazioni sociali, lungi da essere pari, finiscono per nascondere invece fortissime gerarchie di potere basate sulle fragilità degli individui che la compongono e la alimentano.
“La Collina” è un’opera narrativa pensata e studiata attentamente, nelle forme e nei contenuti. Non è soltanto una (auto)biografia intima e accorata ma anche una testimonianza corale di un mondo e soprattutto di un’epoca. Un lungo momento di riflessionedall’equilibrio notevole; un testo deciso, teso, in vibrazione costante, mai aggressivo o esagerato né nei toni né nelle rappresentazioni.
Buona lettura 🙂