Un ebook non ci salverà, ma forse sì. 2: #Microgrammi

#IlRiccioNellaNebbia è la fiaba preferita di mio marito. Racconta la storia di un piccolo riccio che, all’imbrunire, col suo barattolo di marmellata attraversa il bosco per andare dal suo amico orso a bere il tè. Capita però che una sera finisca per perdersi nella nebbia – e il bosco si popola di creature di tenebra in un sogno di ombre, fruscii, animali misteriosi.

Con questo racconto, uno tra i più noti a tutti i bambini della Russia, mio marito ha cresciuto i suoi figli – e per questo è una delle nostre storie del cuore. L’autore di questa fiaba delicatissima che parla di immaginazione, paure e natura, è Jurij Norštejn (1941) indiscusso maestro dell’animazione russa e personaggio sregolato: un genio controverso, nato poverissimo da una famiglia ebrea (vivevano a Mosca, in una kommunalka, condividendo l’appartamento con altre quattro famiglie), costretto a dedicarsi all’animazione e non all’arte pura, come aveva sempre desiderato, per via delle decisioni del partito. A tutt’oggi si aspetta l’uscita del suo cortometraggio tratto dal “Cappotto” di Gogol – a cui Norštejn lavora da tutta la vita senz’averlo ancora concluso.

Verrà il lupetto grigio” è il racconto in breve della vita di Norštejn. Lo scrive Brian Phillips, giornalista americano che nel suo avvicinarsi al personaggio-Norštejn mi ha ricordato per tanti aspetti Edgardo Franzosini: quella stessa maniera, di rispetto e fedeltà alle fonti, nell’accostarsi a una figura enigmatica, quel medesimo interesse per i sottilissimi coni di luce che occorrono a illuminare ciò che, per il resto, resterà immerso nel buio.

#VerràIlLupettoGrigio fa parte di #Microgrammi, la nuova collana digitale di Adelphi: si tratta di narrazioni brevi o di estratti (a cui comunque si cerca di dare la forma del libro autonomo) da volumi che la casa editrice aveva in programma di pubblicare a breve e che al momento, per ovvie ragioni, restano in sospeso sino a data da destinarsi. Di nuovo, l’ebook non salverà l’editoria, non gli è neppure richiesto; eppure, in qualche modo che per me ha dello stupefacente, conserva in sé al di là della forma il significato profondo del libro: quel collegamento che c’è tra chi immagina e chi di quell’immaginazione si nutre.