"Condominio Oltremare", di Giorgio Falco e Sabrina Ragucci

Giorgio Falco si unisce alla fotografa Sabrina Ragucci nel concepire una struttura narrativa che rende parola e figura necessarie e complementari, vòlte a creare un’esperienza di lettura bidimensionale  ma compatta e indivisibile nella sostanza. 
Sorretto, da una parte, da una scrittura come al solito tersa e sintetica e, dall’altra, dalla capacità di trasmettere stati d’animo attraverso lo scatto, questo congegno di rimandi tra testo e immagine è un continuo gioco di richiami, in equilibro sapiente tra urgenza della specificità dello scritto e necessità della messa a fuoco visiva – tanto è preciso il testo nei suoi caratteri spazio-temporali, tanto sono esclusive le immagini nelle loro formati quadrangolari, a metà strada tra il campo e il piano.
Questa composizione si nutre di se stessa offrendosi poi al lettore al modo in cui, in cerchi concentrici, trama e immagine presi singolarmente si disintegrano in due parti ciascuno, il particolare e l’universale, per poi riunificarsi. 
Cominciamo dal titolo (anche qui, due parole, entrambe parisillabe e piane, accentate sulla terza, e penultima, a dare un senso del ritmo deciso e quasi paradigmatico): Condominio Oltremare. Che rimanda nell’accezione grammaticale a una struttura monolitica, dalle fattezze solide e tipicamente cittadine, in stridente contrasto con il contesto naturale – il mare – a cui si fa seguente cenno; se non fosse poi anche per quell’oltre, che lascia ancora più perplessi, quasi stia al lettore scovare il qualcosa che si proietta all’esterno del primo significato, una chiave di lettura che del primo termine ne svolge il senso portandolo a compimento attraverso il secondo. 
Ed è esattamente quel che succede, visto che il “Condominio Oltremare” così a prima vista non è nulla se non la palazzina di otto piani che svetta a pochi metri dalla battigia del Lido delle Nazioni. 
O  “Lido di Spina, Lido degli Estensi, Porto Garibaldi, Lido degli Scacchi, Lido di Pomposa, Lido di Volano” (pag.20), quello che volete, uno vale l’altro. Perché il Condominio Oltremare, esempio tipico di un certo tipo di urbanizzazione costiera e turistica anni Settanta, ecomostro mignon, ingentilito dalla funzione cui assolve, viene a rappresentare gli usi e i consumi di quella nuova ed emergente classe sociale tutta italiana a metà strada tra il proletariato urbano – a cui non apparteneva più – e la borghesia tradizionale  – a cui comunque non sarebbe mai appartenuta, volente  o nolente. 

“Esistevano davvero. La cucina, il salotto, la camera, il bagno, la veranda, il giardino. La villetta Nesco [ndr: sì, proprio quelle di Michele Sindona] era la vista orizzontale sul mondo, su un unico piano, lo sguardo organizzato, autorizzato dalle cambiali dell’acquisto, dalle rate del mutuo. Operai specializzati, capireparto, impiegati, piccoli artigiani e commercianti assistevano assoggettati, chiusi nei cinema di Milano, del nord metropolitano, consideravano la riviera romagnola il naturale prolungamento produttivo di undici mesi lavorativi, assimilavano le loro esistenze al buio” (pagg.22-23)

Un né di qui né di là, insomma, un luogo-non-luogo in cui estraniarsi dal contesto cittadino (via dal posto di lavoro, via dai telegiornali, via dalla politica, via dalle stragi mafiose?) per ritrovarsi però a percorrere i medesimi sentieri, quelli del noto e del conosciuto, uno scarto del pensiero, un mondo allo specchio, millimetricamente simile, ma non identico.

“Questo angolo estremo senza cimitero non è più Romagna e non è ancora Veneto, è una Romagna d’adozione, litorale inventato alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, stretto tra le valli salmastre sopravvissute alle bonifiche, valli che premono dall’entroterra con il loro passato lagunare e palustre” (pagg.11-12)

Angolo estremo in cui un quarantenne milanese torna dopo tanti anni di assenza. 
Ma è un ritorno tutto sbagliato. La stagione, non è quella giusta. Siamo in inverno infatti, le feste natalizie passate da poco: nessuno a memoria d’uomo si è mai permesso di varcare la soglia del Condominio Oltremare prima di maggio inoltrato, tant’è che a regnare sovrana è la desolazione dell’abbandono tra porte sprangate, serrande calate fisse, polvere e freddo di termosifoni spenti. Le motivazioni, non sono quelle giuste. L’uomo non torna con figli e moglie al seguito per ritemprare membra e psiche dopo un anno di onesto e sodo lavoro, con l’animo pieno di aspettative e grata soddisfazione per quanto compiuto e acquisito. In realtà è da solo, e sta scappando: da Milano e dal conforto di un lavoro ben pagato.

“(…) l’azienda aveva bisogno della nostra giovinezza, si faceva carriera senza sgomitare troppo. Ripetevo parole magiche, formule magiche che raggiungevano il massimo della complessità nella loro breve concatenazione: start up, obiettivo sfidante, nuovi orizzonti. (…) Era giusto così, benché fossi invisibile, avevo trovato già da allora un cantuccio dove nascondermi, e la multinazionale, molto più dei lavori precedenti, era il luogo perfetto, dava tutto ciò che occorreva: i soldi, non molti in verità, ma abbastanza per pagare le rate del mutuo e le incombenze di un milanese che, in qualche modo, pareva avercela fatta; un’auto che avrei finito di pagare cinque anni prima del bilocale; ristoranti, un paio di volte alla settimana; weekend in Liguria o a volte in Val d’Aosta, mai ai Lidi Ferraresi; e meglio se nella casa al mare dei genitori dei colleghi, non tanto per una questione di risparmio, quanto per creare la teorica intimità che avrebbe giovato ai rapporti lavorativi” (pagg.53-54-55)

Come mi ha illustrato l’Editore, spicca in “Condominio Oltremare” la qualità della stampa: il formato e la tipologia della carta utilizzata sono stati scelti in modo da creare un supporto univoco – quindi senza inserti di materiale diverso – e adatto sia al testo scritto sia all’immagine. La carta non possiede la lucidità patinata tipica di un volume di arte fotografica, che spesso affatica la lettura del testo, ma le sue caratteristiche di materiale levigato, privo di elementi in grani, preservano la fruibilità delle stampe offrendo al lettore un’esperienza di lettura fluida e ininterrotta.
La proiezione di se stesso all’interno dell’appartamento all’ottavo piano, non è quella giusta. E nemmeno il ricordo dei genitori nella loro giovinezza, è quello giusto. 
Eppure, nella sua incongruità con il passato, nella sua estraneità fuoriformato rispetto alla memoria acquisita, nella sua precarietà svincolata dalla confortante alternanza tra attività produttiva e momento del meritato riposo, forse è l’unico ritorno possibile.
Giorgio Falco e Sabrina Ragucci tratteggiano un mondo che inevitabilmente va scomparendo nella testimonianza diretta, legato com’è sia a una regionalità tipica, quella del nord-est italiano, sia a certi anni molto particolari, quelli tra il 1970 e gli inizi degli ’80. Gli autori si abbandonano alla rappresentazione, tra il particolare di un individuo e l’universale che questo rappresenta, sempre in bilico tra il desiderio di un reportage quanto più onesto e oggettivo possibile e l’urgenza, che lasciano affiorare sapienti, a tratti, di un ricordo emotivamente condiviso. 

“(…) noi ci eravamo nascosti tuffandoci nell’acqua calda chiudendo gli occhi, le orecchie ovattate dall’impatto, agosto era finito non certo per la bomba lontanissima, il vento aveva scrollato gli ombrelloni, erano arrivati i temporali, il loro carico d’acqua non era stato qualcosa di salvifico, nemmeno di letale”. (pag.130)

**
Nota al testo: mi hanno presentato “Condominio Oltremare” (ed. 2014) gli amici di L’Orma Editore, che ho avuto occasione di incontrare a #BookPride. L’opera appartiene alla collana fuoriformato nuova serie diretta da Andrea Cortellessa, della quale fanno parte testi – di narratori italiani – non convenzionali né per genere né per struttura: 
che si muovono cioè a cavallo dei comparti (e dei feticci) tradizionali della nar­rativa, della poesia e della saggistica; e che si aprono a impaginazioni difformi dalla norma, a immagini che siano parte effettiva della scrittura (e non sua “illustrazione”), ad allegati au­dio­visivi e altri “oggetti” a loro volta parte organica dei te­sti” (cfr. L’Orma Editore)
Buona lettura 🙂

Chi ha acquistato “Condominio Oltremare”: ADC, in quel venerdì pomeriggio di #BookPride e cielo blu milanese.