#SMWmilan, appunti sparsi

Leitmotiv di questa edizione, almeno come mi è parso dai panel che ho avuto la possibilità di seguire, ricchi di protagonisti di caratura internazionale (e quasi sempre di formazione made in Italy, va sottolineato) la qualità della presenza in rete
Dopo la grande abbuffata degli anni precedenti, in cui l’importante era unicamente esserci – ed esserci ovunque (Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram, Google+ ecc), già da qualche tempo è ormai evidente una certa controtendenza che punta alla qualità della presenza on line più che alla quantità dei Social utilizzati. Presenza che si cerca ora di (ri)definire attraverso alcuni parametri sicuramente non nuovi ma che appena un paio di anni fa non erano dati poi così per scontati – e in qualche caso vengono ancora ignorati a priori.

Prima di tutto occorre ripensare – anche con una certa urgenza – al significato che vogliamo dare alla nostra esposizione on line, sia essa personale e/o aziendale. 
In proposito ho particolarmente apprezzato per qualità ed efficacia di espressione la sintesi di Francesca Parviero, Social HR & Personal Branding Strategist e PM di @SheFactorITdurante il panel dedicato al #PersonalBranding declinato al femminile. 

Al minuto 53eSegg. dello streaming (disponibile sul sito #SMWmilan) potete ascoltare l’intervento di FParviero e l’approfondimento del concetto da lei definito appunto “della persuasione etica”siamo entità uniche, e la nostra parte virtuale (termine che sarebbe da abolire, dice Parviero) non è nient’altro se non: 

la nostra dimensione, MA on line: nulla di artefatto ma qualcosa di assolutamente coerente con quello che vogliamo che gli altri sappiano di noi“.  

Puoi fare quello che vuoi on line – continua Parviero – sbandierare in pieno selfmarketing egoriferito quello di cui sei capace e quello che potresti fare per gli altri ma alla fine se non è così… ci si mette oramai davvero un paio di click a capirlo”

Intervento a cui poi fanno seguito le riflessioni degli altri partecipanti tra cui Paola Giorgi che pone l’accento sull’importanza della naturalezza e della veridicità della nostra esposizione personale on line:


Tema cardine questo, perché così a occhio sembra percorrere trasversalmente gran parte della #SMWmilan; del medesimo concetto si è parlato molto anche all’interno di un altro panel, quello dedicato al #changemgmt, a proposito del valore delle informazioni da presentare on line che devono essere sempre certificate (e verificabili). Argomento a cui si riferisce anche l’Associate Professor SDA Bocconi Enzo Baglieri in uno dei suoi interventi:


In realtà di questo fatto della titolarità, sia in relazione agli account corporate sia riguardo alla nostra personale presenza sul web specie nel mondo professionale, si era iniziato a parlarne già lunedì durante l’evento “Lavorare connessi, connessi per lavorare“, analizzando il “fenomeno LinkedIn”. In breve, tutti là sopra ci siamo ma non tutti lo sfruttiamo al meglio sia perché non sappiamo utilizzarlo bene (gestione delle relazioni e dei gruppi ecc. come ha spiegato Andrea Attanà) sia perché, inutile nascondersi dietro a un dito, la tentazione che ci spinge verso certi tipi verità creative è dietro l’angolo.

“Il vostro profilo LinkedIn diventa la vostra seconda dimensione: una cura a questo livello è imprescindibile non per chi vuole lavorare nel digitale, ma per chi vuole lavorare e basta. (…) Spingere sui contenuti… e controllare l’ortografia” 

Naturalmente l’utilizzo dei social per la propria carriera professionale porta con sé l’importante riflessione sull’utilizzo del tempo a nostra disposizione perché la gestione e il monitoraggio costante dei nostri profili on line sono ormai (volenti o nolenti, aggiungo) azioni imprescindibili dalla nostra quotidianità, da considerare parte integrante del nostro sviluppo professionale. E in proposito ho avuto l’occasione di scambiare qualche breve Twitt – che ha poi destato l’interesse di alcuni dei miei contatti Twitter, specie donne&mamme – con Barbara Sgarzi (la ringrazio per l’attenzione che ha as usual nei confronti dei suoi followers):


//platform.twitter.com/widgets.js A latere si rifletteva poi riguardo la cura che si deve possedere nella gestione delle nostre fonti, sia come autori delle stesse sia come fruitori (per la serie: bada un po’ di più a chi segui) e di questo si è parlato ad esempio durante l’incontro dedicato a “Wikipedia & Business“:

//platform.twitter.com/widgets.jsa cui si collega anche, come è facile intuire, il tema della #digitalreputation (a livello personale – e a tal proposito vi suggerisco gli interventi di Matteo Flora e Alessio Jacona) e #brandreputation (corporate):


Discorso a parte poi per quanto riguarda le aziende, che – come mi pare (onestamente) di aver compreso – a parte alcuni abili esempi di realtà illuminate, anche italiane, sono ancora lontane dall’applicare in massa i concetti base che porteranno alla definizione di un nuovo approccio alla professionalità (ovviamente bidirezionale): l’homeworking, il lavoro flessibile, l’utilizzo del digitale e soprattutto la capacità di gestire secondo nuovi canoni le competenze che già in azienda esistono, coinvolgendo il dipendente all’interno di un circuito virtuoso di idee e sviluppo aziendale e personale:

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E qui c’è ancora molto su cui lavorare. 

***
La #SMWmilan non è ancora conclusa: ben vengano tutte le vostre segnalazioni, commenti, note riguardo i temi di cui sopra. Potete farlo rispondendo a questo post, o via Twitter, oppure con l’email
Grazie a tutti.

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