In proposito ho particolarmente apprezzato per qualità ed efficacia di espressione la sintesi di Francesca Parviero, Social HR & Personal Branding Strategist e PM di @SheFactorIT, durante il panel dedicato al #PersonalBranding declinato al femminile.
“la nostra dimensione, MA on line: nulla di artefatto ma qualcosa di assolutamente coerente con quello che vogliamo che gli altri sappiano di noi“.
“Puoi fare quello che vuoi on line – continua Parviero – sbandierare in pieno selfmarketing egoriferito quello di cui sei capace e quello che potresti fare per gli altri ma alla fine se non è così… ci si mette oramai davvero un paio di click a capirlo”
Intervento a cui poi fanno seguito le riflessioni degli altri partecipanti tra cui Paola Giorgi che pone l’accento sull’importanza della naturalezza e della veridicità della nostra esposizione personale on line:
“Non è importante esser perfette ma essere autentiche” @PaolaGiorgi3 #SheFactorIT #SMWmilan #personalbranding
— Appunti di carta (@appuntidicarta) 24 Febbraio 2015
Tema cardine questo, perché così a occhio sembra percorrere trasversalmente gran parte della #SMWmilan; del medesimo concetto si è parlato molto anche all’interno di un altro panel, quello dedicato al #changemgmt, a proposito del valore delle informazioni da presentare on line che devono essere sempre certificate (e verificabili). Argomento a cui si riferisce anche l’Associate Professor SDA Bocconi Enzo Baglieri in uno dei suoi interventi:
Anche @enzobaglieri parla di titolarità: il valore deve essere certificato (anche su LinkedIn) @Silvia_Parma @martinapennisi #changemgmt
— Appunti di carta (@appuntidicarta) 24 Febbraio 2015
In realtà di questo fatto della titolarità, sia in relazione agli account corporate sia riguardo alla nostra personale presenza sul web specie nel mondo professionale, si era iniziato a parlarne già lunedì durante l’evento “Lavorare connessi, connessi per lavorare“, analizzando il “fenomeno LinkedIn”. In breve, tutti là sopra ci siamo ma non tutti lo sfruttiamo al meglio sia perché non sappiamo utilizzarlo bene (gestione delle relazioni e dei gruppi ecc. come ha spiegato Andrea Attanà) sia perché, inutile nascondersi dietro a un dito, la tentazione che ci spinge verso certi tipi verità creative è dietro l’angolo.
“Il vostro profilo LinkedIn diventa la vostra seconda dimensione: una cura a questo livello è imprescindibile non per chi vuole lavorare nel digitale, ma per chi vuole lavorare e basta. (…) Spingere sui contenuti… e controllare l’ortografia”
E siamo sicuri che le aziende vedano la differenza? .”@barbarasgarzi: Siamo quasi tutti su #LinkedIN ma spesso non al meglio #smwmilan
— Appunti di carta (@appuntidicarta) 23 Febbraio 2015
Naturalmente l’utilizzo dei social per la propria carriera professionale porta con sé l’importante riflessione sull’utilizzo del tempo a nostra disposizione perché la gestione e il monitoraggio costante dei nostri profili on line sono ormai (volenti o nolenti, aggiungo) azioni imprescindibili dalla nostra quotidianità, da considerare parte integrante del nostro sviluppo professionale. E in proposito ho avuto l’occasione di scambiare qualche breve Twitt – che ha poi destato l’interesse di alcuni dei miei contatti Twitter, specie donne&mamme – con Barbara Sgarzi (la ringrazio per l’attenzione che ha as usual nei confronti dei suoi followers):
@appuntidicarta se non hai tempo di curare e migliorare la tua vita e immagine professionale, è un problema piuttosto grave, mi pare
— Barbara Sgarzi (@barbarasgarzi) 23 Febbraio 2015
@appuntidicarta priorità e momenti. Non è che “prima di internet” cercare e migliorare lavoro, fare networking non portassero via tempo
— Barbara Sgarzi (@barbarasgarzi) 23 Febbraio 2015
//platform.twitter.com/widgets.js A latere si rifletteva poi riguardo la cura che si deve possedere nella gestione delle nostre fonti, sia come autori delle stesse sia come fruitori (per la serie: bada un po’ di più a chi segui) e di questo si è parlato ad esempio durante l’incontro dedicato a “Wikipedia & Business“:
Il problema delle fonti: “i blog NON sono fonti” @nicovitt su #Wikipedia #smwmilan
— Appunti di carta (@appuntidicarta) 23 Febbraio 2015
“Il problema delle competenze: non è detto che chi scrive su #Wikipedia abbia conoscenza specifica in materia: la titolarità” #SMWmilan
— Appunti di carta (@appuntidicarta) 23 Febbraio 2015
//platform.twitter.com/widgets.jsa cui si collega anche, come è facile intuire, il tema della #digitalreputation (a livello personale – e a tal proposito vi suggerisco gli interventi di Matteo Flora e Alessio Jacona) e #brandreputation (corporate):
Il danno di #brandreputation @telecomitaliaTw #Wikipedia recentismi, mancanza di immagini/storia, troppa cronaca #smwmilan @the_last_jedi
— Appunti di carta (@appuntidicarta) 23 Febbraio 2015
Discorso a parte poi per quanto riguarda le aziende, che – come mi pare (onestamente) di aver compreso – a parte alcuni abili esempi di realtà illuminate, anche italiane, sono ancora lontane dall’applicare in massa i concetti base che porteranno alla definizione di un nuovo approccio alla professionalità (ovviamente bidirezionale): l’homeworking, il lavoro flessibile, l’utilizzo del digitale e soprattutto la capacità di gestire secondo nuovi canoni le competenze che già in azienda esistono, coinvolgendo il dipendente all’interno di un circuito virtuoso di idee e sviluppo aziendale e personale:
Federico Rampolla: “I #socialmedia devono far parte della cultura aziendale, è un processo complicato e lungo, ma necessario”. cc @mondadori
— SMW Milan (@SMWmilan) 23 Febbraio 2015
//platform.twitter.com/widgets.js
Interessantissimo l’intervento di FRampolla @mondadori #smwmilan – #socialmedia: “la sfida è valorizzare le competenze aziendali” @SMWmilan
— Appunti di carta (@appuntidicarta) 23 Febbraio 2015