"Tony & Susan", di Austin Wright

More about Tony & Susan Austin Wright, distinto signore deceduto nel 2003 all’età di 81 anni, narratore, critico letterario ed English Professor presso l’università di Cincinnati, lascia un corpus di opere composto di svariate antologie di saggi, sette romanzi e un prestigioso Whithing Writer’s Awa (1985). “Tony & Susan” uscì negli Stati Uniti nel 1993 e in Italia l’anno successivo, per Rizzoli; nonostante il titolo accattivante e l’intervento di Saul Bellow (mai tenero d’animo nei confronti dei colleghi writers) – che definì l’opera “un capolavoro” e l’autore “meraviglioso narratore e romanziere” – il testo non riscosse favore e venne annoverato dai critici nella folta schiera dei “negligible”. Così però scriveva nel 2010 W. Skidelsky, corrispondente al The Observer: 
“(…) the decision by Atlantic Books to republish Tony & Susan is odd: why resuscitate a novel written not that long ago and which wasn’t a big success in its day? The reason, says Atlantic, is that Tony & Susan’s neglect deserves to be rectified, since it is “the most astounding lost masterpiece of American fiction since ^Revolutionary Road^”. 
Data per scontata l’iperbolica “ansia da fascetta” che richiede sempre il suo obolo, senza dubbio l’opera contiene alcuni spunti interessanti che la rendono affascinante, attuale e consigliata quale… reading natalizio
Immaginate. Esterno, pomeriggio d’inverno che scivola nella notte fredda. Una serata a caso tra le cinque che separano Natale e Capodanno. Sobborghi residenziali dei ricchi States, una bella casa in stile “Mamma ho perso l’aereo”. Zoom veloce al bowindow del soggiorno che inquadra una scena familiare di archetipica patinatura: il disordine controllato delle feste, addobbi e luci sull’abete natalizio, carta da regalo sparsa sui tappeti, tre ragazzi di varie età che si intrattengono con alcuni giochi da tavolo. Adagiata sul divano – il gatto accoccolato accanto – c’è Susan Morrow: elegante signora quasi-50 enne, moglie in seconde nozze di Arthur, cardiochirurgo di successo al momento travelling on business purposes, è madre di tre figli, casalinga a tempo pieno e insegnante di inglese part time presso una scuola locale. 
Susan è intenta a scartare un manoscritto che le è appena giunto per posta, con preghiera di valutazione sincera, da parte di Edward, il suo primo marito. La separazione, piuttosto turbolenta, risale a 20 anni prima e gli sporadici contatti successivi si limitano a una laconica cartolina per le feste firmata da Edward stesso e dalla di lui seconda moglie. L’ambizione di Edward di diventare scrittore è stato il primo dei motivi a causa della rottura: da una parte Susan, scettica sul talento dell’uomo, dall’altra Edward stesso, affetto da una giovanile e inconcludente febbre da artista che lo lascia privo di un lavoro stabile e vittima di una grave depressione a cui Susan, nella sua praticità “coi margini su tutti i lati”, non sa far fronte se non con la fuga. 
Il titolo dell’opera che con curiosità e un pizzico di inquietudine Susan si appresta a sondare è “Animali notturni” e ha per protagonista Tony Hasting, uno stimato professore universitario, coetaneo di Susan. 
Wait a minute. Ritorniamo un momento al titolo dell’opera di Wright, che a questo punto acquista un significato tutto particolare perché mette in comunicazione non solo due individui ma anche e soprattutto due mondi: quello della “realtà” e quello della “finzione”. Ormai è fatta: siamo stati catapultati nel bel mezzo di una novel-within-a-novel nostro malgrado, giacché spesso questo espediente letterario rivela dubbio gusto, grossi limiti dell’autore, incapace di governare con professionalità un asse narrativo coerente e protratto nel tempo, e profonde lacune stilistiche (cfr PGiordano CorSera 06/10/2011 | recensione all’opera | Adelphi: “Quando in una storia vedo comparire un protagonista-lettore, ho sempre il sospetto che sia stato messo lì allo scopo di adularmi, di rassicurare, mentre io pretendo tutto il contrario dal libro che sto leggendo”). Epperò la questione destabilizzante è che “Animali Notturni” regge. Pure da solo. E di certo non “rassicura”. 
Con un senso di crescente disagio se ne accorge pure Susan, via via che procede con la lettura che diventa sempre più intrigante. Il mite e inconcludente Edward, che aveva ripiegato su un lavoro impiegatizio presso una ditta di assicurazioni, pare avercela fatta: è diventato scrittore. Di un thriller mozzafiato! Di quelli hard-boiled, pesanti, truci. 
Tony Hastings è un tranquillo professore universitario, “coi margini su tutti i lati”, in viaggio con moglie e figlia adolescente alla volta del Maine: trascorreranno le vacanze estive presso la casa di famiglia. Su insistenza della figlia Tony abbandona il progetto di pernottare in un motel e si accinge a proseguire il viaggio in un on the road notturno. Purtroppo, però, quando il buio è profondo, due auto misteriose ingaggiano una pericolosa gara di velocità con Tony, lo affiancano e lo speronano. L’inadeguatezza di Tony, che non trova modo di reagire ai tre balordi scesi dalle vetture, fa si che l’auto di famiglia (moglie e figlia comprese) sia requisita da due di essi: le donne sono quindi rapite e portate chissà dove mentre a Tony ne capitano di tutti i colori in un crescendo di suspance e angoscia. E’ abbandonato dall’altro conducente in mezzo ad un bosco, tra le colline buie e disabitate che circondano la statale. A piedi tenta di ritrovare la statale, si ferisce, cade in un torrente, scampa all’agguato del conducente stesso, tornato indietro per ammazzarlo (?), sempre domandandosi con cupa preoccupazione, amplificata dalla notte e dal paesaggio inquietante e alieno, che fine abbiano fatto moglie e figlia, figurandosi quel che gli pare oramai inevitabile: violenza, stupro, omicidio. 
Chi sono, questi Animali Notturni? I tre balordi che sequestrano le due donne, nel buio minaccioso di una statale semideserta? Sicuramente. O forse animale notturno è anche Tony, mite professore incapace di qualsiasi violenza, anche solo come autodifesa, che rimane muto e immobile di fronte alle preghiere terrorizzate della moglie e alle grida isteriche della figlia per poi scoprirsi pronto a trasformarsi, assieme al poliziotto incaricato del caso, in un carnefice e aguzzino più spietato degli assalitori medesimi? Chi lo sa, si domanda Susan. La questione è che di domande ne affiorano anche altre, nella mente della donna, giacché si dà il caso che Tony le somigli molto, per età, professione, “margini su tutti i lati”. Susan, così adeguata al ruolo che negli anni si è auto-imposta: moglie devota, madre presente e affettuosa, regina della casa. Così civilizzata. Tanto da essere divenuta insensibile e cieca nei riguardi di quella sottile paura che spesso la attanaglia, e che sempre – per “quieto vivere” – rigetta all’interno di sé, in quell’angolo di buio notturno nel quale è meglio esimersi dal rovistare. Così, mentre i ragazzi giocano tranquilli e fuori la neve cade in fiocchi allegri, Susan si trova costretta a riflettere. 
Perché Arthur insiste nel voler accettare l’offerta di quella clinica di Washington? Non pensa alle esigenze della moglie e dei figli, tutti e quattro costretti a un cambio radicale di lavoro, scuola, amici, abitudini? A Washington, Susan ne è al corrente, Marylin Linwood possiede un pied-à-terre. Marylin, la bella segretaria con cui Arthur, famoso chirurgo, marito e padre devoto, ha intessuto una relazione sessuale durata diversi anni e ora – stando alle teatrali dichiarazioni dell’uomo – definitivamente conclusa. 
Perché Susan non è riuscita a imporsi nell’ambito professionale, né con Edward né poi con Arthur? Intelligente, laureata, ottime speranze, si ritrova dopo più di vent’anni a insegnare ancora in scuole di provincia, part time, quasi per hobby. 
Perché non può smettere di pensare che il manoscritto sia in realtà una cruda e particolare forma di vendetta nei suoi confronti? Chi è – o chi è diventato – Edward, il marito (conosciuto in gioventù, il bravo ragazzo benvoluto dalla famiglia di Susan), tradito dalla moglie e poi abbandonato al proprio destino in un momento di fragilità mentale? (Eh sì, perché Susan, ha conosciuto Arthur prima di lasciare Edward, non dopo) Curioso, che all’unica donna presente in “Animali Notturni”, una sciacquetta tardo-adolescente di ingegno non brillante e stivali in lattex, Edward abbia affibbiato proprio il nome della prima moglie… 
Non è che l’uomo medio (o la donna media), quello civilizzato, contrario alla pena di morte, devoto alla famiglia tanto da sacrificare se stesso e le proprie ambizioni al bene comune, sia – di fatto – un perdente? Perché Tony non ha reagito di fronte alle provocazioni dei tre delinquentelli, che per la cronaca non hanno estratto neppure un coltellino da frutta, al momento dell’“aggressione”? Per viltà ma soprattutto per intima convinzione, per coerenza nei riguardi di una particolare visione della società che – di fatto – Tony si è autoimposto; allo stesso modo in cui Susan aveva scelto di lasciare Edward perché non corrispondente ai canoni di “marito ideale” che si era lei stessa autoimposta, preferendogli un Arthur tutto d’un pezzo: lavoro sicuro, carriera gratificante, preciso percorso davanti a sé. Abbracciare la propria umanità significa quindi seguire la legge e il senso di giustizia, oppure far valere le proprie ragioni, fino alla vendetta e alla legge del contrappasso? 
Il gioco a matrioska rapisce: il lettore legge di Susan, che di rimando si trova catapultata nel mondo di Edward, che però a sua volta parla del “personaggio” Tony, che a sua volta torna, con raffinata introspezione, a Susan stessa. Lo stile è solido, si modifica in base ai livelli di lettura affrontati: fluido, pacato nella linea di analisi dedicata a Susan; secco, paratattico, fedele al topos del thriller nelle parti riservate a Tony. 
E su tutto regna incontrastato Austin Wright, a farsi beffa, anche da trapassato, del proprio lettore.
Buona lettura (natalizia) 🙂

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