La fascinazione di I Nemirovsky per la Settima Arte è nota ed evidente, già espressa al meglio sin dai tempi della trasposizione cinematografica di “David Golder” (6 marzo 1931) che tanto scalpore suscitò tra pubblico e critica (Philipponat – Lienhardt 2009: si vedano le pagine in proposito [196 e segg.]) sia per arte sia, ovviamente, per contenuti.
“Quanto al parlato, lei ne vede unicamente i vantaggi: *Il muto ci faceva viaggiare tra i fantasmi… Grazie tante! Il cinema sonoro è un arricchimento prodigioso…*. *Il cinema è l’arte che più si avvicna alla vita, che ha la parentela più stretta con la verità…*. (I Nemirovsky) Lo ama talmente, e ne riconosce così volentieri l’influenza sulla propria arte – taglio delle scene, tecnica dell’inquadratura, vivacità dei dialoghi, priorità del suggestivo, avversione per il commento – che pensa addirittura di scrivere delle sceneggiature vere e proprie tralasciando provvisoriamente il romanzo (…) *Nella mia testa medito progetti di film, perché, come sempre, penso per immagini*” (op. cit. pag 199-200)
Commenti ai contenuti del pezzo che vi abbiamo segnalato?! Solo uno: attenzione, maneggiare con cautela, perché l’Irene non si smentisce mai.
Buona lettura (natalizia) 🙂