In una città sconosciuta, eppure così ben definita da sapori e profumi, un uomo senza nome trascorre la sua vita tra gli scaffali zeppi di volumi che compongono la sua libreria.
L’uomo senza nome si nutre solo di tisane (una per ogni cliente) e di libri, che legge in continuazione; dorme rannicchiato in una vecchia poltrona dietro al bancone e non abbandona mai il negozio, che tiene aperto anche di notte (illuminandolo con una lanterna a petrolio, perché le stanze non sono fornite di luce elettrica).
L’uomo senza nome, identificato solamente dalla sua professione, il libraio, per gli amici non è diventato altro che un argomento di conversazione; ha amato tre donne, tutte sparite, ha cinque fratelli e cinque sorelle sparpagliati per il mondo con cui si mantiene in contatto scrivendo delle lettere molto speciali.
Ovviamente l’uomo senza nome per tutto il giorno non fa altro che accogliere i clienti che entrano nella libreria. Ci sono clienti buoni e clienti meno buoni. Il lettore insoddisfatto alla ricerca del libro perfetto. Un gruppetto di bambini che, girovagando tra le scansie, riempie gli stretti corridoi della libreria (taluni sono proprio stretti, fatti solo per loro) di fantasie di corsari, abbordaggi e isole del tesoro.
C’è l’Ultimo Cliente della Giornata, che si riconosce dal fatto che non vuole mai andare via; ci sono donne bellissime, e leader religiosi. Anche Dio passa, ogni tanto, così giusto per curiosare. E di tanto in tanto entra anche una Gran Dama vestita di nero. Legge poesia. E piano piano, mentre legge e sfoglia pagine di carta sottile, qualcosa le accade.
E’ una finestra aperta su un mondo misterioso, fatto di momenti luminosi che appaiono raramente, soltanto a tratti. Nel mezzo c’è la vita di ogni giorno: attese, delusioni, piccoli e grandi tormenti.
Eppure (o meglio, proprio per questo) è una storia da leggere assieme ai bambini, nelle notti di inverno, prima di andare a dormire: in un mondo in cui l’essere abili in diverse discipline, sempre eccellendo, è considerata una norma e una necessità, il libraio tra le altre questioni ci insegna che chi vende sogni, i piedi per terra non è che ce li possa sempre avere.
Come nella favola della lepre, del serpente e dell’uccellino, a ognuno di noi è affidato un compito. La lepre sarà in grado di saltare più in alto del serpente, e tuttavia non saprà strisciare con la medesima agilità del rettile, che a sua volta, nonostante le sue eccellenti qualità, non avrà mai modo di allietare il bosco con i cinguettii che invece sono propri dell’usignolo. A ognuno il suo, insomma – cosicché ciascuno possa prendersi le responsabilità delle proprie scelte, senza la pretesa di poter ottenere, in breve tempo e senza rinunciare a nulla, tutto quello che si trova a desiderare.
E’ un bell’insegnamento per gli adulti di oggi, ma anche per i bambini che diventeranno adulti a loro volta, un domani; per riscoprire la pazienza, l’umiltà e il valore delle cose fatte insieme, a ciascuno il proprio ruolo, i propri meriti e, perché no, anche i propri errori.
Nota: la redazione di ADC ringrazia la gentilissima signorina @Aisara al #Salto12, che con indomita maestria di polso, di fronte a noi improvvisamente strappò, tutta d’un pezzo, una pagina intera di una copia dell’opera. E poi quel foglio ce lo allungò, con il sorriso sulle labbra. Eravamo in due e il rumore della carta spezzata quasi ci uccise. Però, poi, capimmo. Ci saremmo persi qualcosa, senza quel gesto.