I Cazalet – “Gli anni della leggerezza”, di Elizabeth J. Howard (trad. Manuela Francescon)

Tutto è partito da qui, per dire il potere dei libri. Accadde di domenica, il 18 agosto. Dalle mie parti era una bella giornata di sole, quello proprio alpino con il cielo blu fortissimo, nemmeno una nuvola all’orizzonte e le bandiere mosse da una brezza leggera, in cima ai pennoni piantati nei giardini: italiane di qui – dalla parte della valle – rosse con la croce bianca al di là della strada.

Succede che a un certo punto della mattina una persona a me cara apre Twitter e chiede, così a bruciapelo – che faccio, prendo? (Con quel tono, sarà che mi è piaciuto proprio, come la scena del salumiere: “Signora è unettoeventi, lascio?” E tu che sospiri un rassegnato sì, cosa vuol fare? Sta a levarmi due fette, ora che le ha messe? E lasci pure; tanto – pensi – qualcuno si trova sempre, che alla fine quelle due fette di crudo se le mangerà).

Che facciamo quindi, lasciamo?

E’ stato lì, in quel momento p r e c i s o – quello scarto del pensiero, uno sliding doors a momenti impercettibile – che la Liz ci ha fregate. Proprio lì. Sta di fatto: io rispondo che sì, se clicca lei sul tasto acquista ci clicco pure io e va’, potremmo pure leggere insieme, ché io ad andare avanti da sola stavolta proprio non mi fido. Lei risponde si potrebbe, ma tentenna, sai le saghe familiari, duecento nomi da ricordare, i mattonazzi… però c’è qualcosa più forte del dubbio. Non cediamo e addirittura finisce che ci ritroviamo in tre. A cliccare su acquista e cominciare i Cazalet.

Era una domenica di metà agosto e non lo sapevamo ancora: quel giorno la nostra vita di lettrici sarebbe cambiata (forse per sempre? Chi lo sa!)

Dei Cazalet hanno scritto tutti. Quindi non starò a raccontarvi chi sono o da dove vengono o di cosa si narra nel primo volume. Questo post non racconta un libro ma il potere che hanno i libri di unire le persone e di generare riflessioni e pensieri nuovi. Il potere di far cambiare idea.

Noi #GliAnniDellaLeggerezza lo abbiamo letto proprio insieme, riga per riga, un paragrafo via l’altro, a suon di 10percento alla volta. Ognuna con il proprio bagaglio di dubbi, preconcetti e brutte esperienze. Eravamo scettiche, poco convinte, pensavamo di saperlo, cosa ci avremmo trovato dentro – ne eravamo così sicure. Troppi nomi! Troppe vicende! Troppe pagine, troppi volumi! Quel troppo “tirar di trama”, quel senso del costruire accadimenti uno dopo l’altro mettendo le pezze via via, dove occorre. Questo, avremmo trovato. Ne eravamo praticamente certe.

Come è finita la mia (nostra), personale avventura con Elizabeth potete leggerlo sul Twitter. La Liz è potente: crea magie, spazza via in un solo colpo ben assestato tutti i pregiudizi. Troppi personaggi? Sì, ma sono così veri che troppi non lo diventano mai. Troppe pagine? Sì, ma vanno così una dentro l’altra – e per paradosso mai di fretta, non vi ingannate – che troppe non lo sono mai. Troppe vicende? No, perché i Cazalet si incastrano in un domino di eventi che fatto uno tutti gli altri arrivano a catena, inarrestabili – e poi la Liz non si prende certo la briga di spiegare tutto al lettore, anzi. Le pagine scritte gli bastino! par che dica – e per il resto si arrangi – niente toppe postume a spiegar questioni. E l’estate, cielo, l’estate. Quella magia che capita sempre, quando succede di leggere un libro esattamente nella stagione del libro(*).

E poi ancora, la questione del femminile, della maternità o troppo celebrata, o data per scontata, finanche negata; il rapporto tra uomini e donne, lo scarto generazionale, il new nature writing; lo stile, le concatenazioni della trama, la sapienza del progetto creativo. Sono state due settimane di lettura intensa, di confronti, di citazioni, di stravolgimenti, di stupefazioni, di ah sì te lo avevo detto e no non farmi parlare che lì tu non ci sei ancora arrivata e stai attenta, usa cautela, vai adagio, cerca gli indizi. Trovate tutto qui.

Io non posso fare altro che ringraziare le due preziose amiche che mi hanno accompagnata in questo viaggio – mai avrei potuto intraprenderlo da sola: Angela con quel suo sguardo da insider che sa prendersi il giusto tempo, quel suo modo lento di leggere, soppesando le parole una a una – l’approccio attento che a volte mi manca, perché sono spesso vittima dell’urgenza del finire; Monica con l’istinto per la forma, nel recuperare i nodi della traduzione, i punti critici della narrazione, il progetto nella sua totalità – visione d’insieme di cui io talvolta difetto per struttura mia, personale.

Leggete in gruppo se vi capita, anzi createne l’occasione, perché la lettura collettiva è uno dei mezzi attraverso cui si riesce a scoprire se un libro è buono per davvero. E’ un percorso in compagnia, un tratto di strada fatto insieme da cui si esce sempre arricchiti, con qualcosa in più da conservare, qualcosa in più su cui continuare a riflettere.

Buona lettura 🙂

(*) sì, ammettiamolo, qui l’editore ci ha messo del suo! – ma a proposito (ultima nota, mia personale) soo many thanks al SMM di Fazi Editore, attivo/a pure a metà agosto. Super engagement e tante persone che ci hanno seguito in questa avventura: ecco cosa succede quando i social funzionano, e pure nel modo giusto. Tanti cuori, come si dice.

3 pensieri su “I Cazalet – “Gli anni della leggerezza”, di Elizabeth J. Howard (trad. Manuela Francescon)

  1. Un secondo dopo che abbiamo deciso “dài, compriamo”, ho pensato “miodddio, chissà che due palle, che recita del rosario condividere più di 600 pagine di lettura…”. Mi è piaciuto tantissimo leggere anche attraverso i vostri occhi, “mie care, oh, careeee, ohhhh care!”. Appuntamento al 23 settembre per il secondo volume della saga.Non ci ferma più nessuno, ormai. Grazie di questo magnifico post che illustra ogni coordinata.

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  2. Pingback: I Cazalet – “Il tempo dell’attesa”, di Elizabeth J. Howard (trad. Manuela Francescon) | Appunti di carta

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