1.
De “Gli Autunnali” ormai ne hanno parlato in tanti; e parla che ti riparla, leggi che ti rileggi, è arrivata pure la nomination allo Strega. Evviva.
Vanni Santoni su Minima et Moralia lo definisce “un libro molto novecentesco”:
“Sembra quasi di tornare alle atmosfere dei nostri grandi romanzieri borghesi – anche il titolo va in questa direzione – ma anche di un certo cinema”
Un approccio di forma e contenuto che per stessa ammissione dell’autore deve molto alla novellistica del secolo scorso da Maupassant a Moravia e che si rivela carta vincente perché da esso scaturisce un testo contemporaneo, solidissimo nell’eredità culturale che si porta dietro, dal risultato sempre credibile e mai eccessivo.

“~ L’inverno a Roma e solo un autunno rigido, perciò qui più che altrove l’autunno non passa mai completamente. ~ L’autunno no, ma il tempo sì – mi gelò, prima di accodarsi dietro il feretro. ~ Il tempo passa, ed è tutto qui il nostro tormento” (“Gli autunnali”, pag.163)
2.
Nella Roma da cartolina di oggi (o meglio, dell’autunno scorso) si aggira un uomo senza nome.
“Non dare il nome al protagonista: un lusso da scrittore di racconti” (cit. sempre dall’intervista di Vanni Santoni)
E’ uno scrittore di mezza età, raffinato ed elegante: ha raggiunto quel successo di critica e di pubblico che gli garantisce una vita oziosa e piena di agi condivisi con la moglie Sandra, donna colta e di bellezza matura, ma non più amata. Lo scrittore senza nome frequenta i migliori salotti letterari della capitale, si incontra con personaggi influenti e ha tanto tempo, forse troppo, per annoiarsi. Un giorno, andando a zonzo per un mercatino dell’usato, si imbatte in una foto di Jeanne “noix de coco” Hébuterne, la compagna suicida di Amedeo Modigliani, e se ne innamora perdutamente.
“E’ iniziato come un omaggio a Maupassant e all’ossessione amorosa. In realtà mano a mano che procedevo mi sono reso conto che stavo scrivendo una storia molto contemporanea. Il protagonista si innamora di una donna di cui ha solo una foto, una situazione non troppo diversa da una relazione che nasce su Instagram” (cit.)
Già. Peccato che, come tutte le ossessioni che si rispetti, anche quella dello scrittore-senza-nome per Jeanne dovrà fare i conti col mondo reale.

“Negli Autunnali c’è una Roma arcinota e da cartolina, ovvero una Roma inconsueta. Sembra un paradosso, ma in realtà le narrazioni della capitale negli ultimi anni – anche a causa delle serie tv – hanno raccontato le borgate e le loro storie di malavita. Nel mio romanzo invece c’è l’aspetto potenzialmente delinquenziale delle persone perbene, c’è l’anima nera dei quartieri abbienti” (Minima & Moralia, cit.). “Ci infilammo i caschi, poi lei si mise dietro e alla prima accelerazione mi poggiò le mani sulle spalle. Il nostro vecchio giro in scooter non era niente di speciale. Appena sposati, quando bastava poco a risolvere le serate (e, soprattutto, le serate erano ancora risolvibili)m andavamo su e giù per il lungotevere: Castel Sant’Angelo, Santo Spirito, Regina Coeli, Trastevere, Tempio di Vesta, Anagrafe, Sinagoga, Museo Napoleonico, e poi daccapo” (“Gli autunnali” pag.77)
3.
Se da una parte leggendo “Gli autunnali” abbiamo a che fare con un racconto lungo che del sentimento amoroso riesce a parlare, tra il serio e il faceto, ai lettori di tutte le età, e qui sta uno dei suoi innegabili pregi (come a dire che sì, di amore si può parlare con cognizione di causa durante il corso di tutta la propria esistenza, e che sì, sebbene i giovani siano l’inequivocabile emblema dello struggimento della passione, pure gli agée sanno difendersi bene, quando vogliono) dall’altra è anche una riflessione profonda su concetti che parevano un po’ desueti ma che sotto le braci ardono ancora e sui quali non è mai ridondante questionare un pochetto.
Scrive dalle pagine dell’Huffington Post Stefania Massari:
“Leggendo “Gli Autunnali” ci s’imbatte, dunque, in un romanzo dalla trama complessa e per nulla ordinaria, che affonda le sue radici nel movimento filosofico dell’esistenzialismo (…). Quest’uomo che si aggira per la città, con aria inquieta, incarna le caratteristiche delineate nel manifesto esistenzialista che può essere riassunto in pochi punti esaustivi: valore dell’individuo inteso come essere precario e finito, vuoto che caratterizza la condizione dell’uomo moderno, solitudine di fronte alla morte e mondo percepito come completamente estraneo e ostile, nel quale si cerca di coglierne il senso, dominandolo attraverso gli strumenti della razionalità”
Il tema dell’ossessione amorosa si riversa dentro e fuori dal testo, scivolando liquido attraverso il lettore e per mezzo di esso in un continuo gioco di rimandi interni ed esterni alla pagina scritta. Così come lo scrittore-senza-nome è assillato dallo sguardo magnetico di Jeanne, così il lettore non può fare a meno di condividere con il protagonista del racconto l’esperienza dell’autunno, la cui partecipazione diventa una condizione necessaria attraverso cui giungere alla piena comprensione del testo. Esperienza che, nel più puro spirito estetico, non deve essere per forza vissuta direttamente ma può valere anche – e forse di più – quand’anche solo vagheggiata (ecco perché “Gli autunnali”, in barba titolo, argomento e a qual si voglia altro raziocinio, esce a metà inverno? Probabile).
Così come lo scrittore-senza-nome diviene folle nel tentativo di codificare il sentimento che lo pervade (e a ciò lo spinge l’autore, obbligandolo a sottostare alle regole ferree di un linguaggio poliedrico, multiforme e multigenere, pensato e cesellato fino allo stremo delle forze), così il lettore non può fare a meno di cedere all’ossessione di sottolinearne e condividerne interi brani. Se esistesse un “Most Underlined Book of the Year Award” penso che “Gli autunnali” entrerebbe almeno nella prima cinquina perché non è possibile trattenersi dal citare e mandarne a memoria pagine su pagine, sia per il gusto di recuperare, attraverso l’esercizio della riscrittura, il senso profondo di un testo così composito, sia per l’urgenza tutta moderna di condividerne delle estrapolazioni che tuttavia – altro indiscutibile pregio – non perdono né di senso né dì efficacia quand’anche decontestualizzate (E si veda in proposito #leggoinmensa su Twitter).

“Gli invernali erano persone solide, coerenti con le loro scelte, affidabili, egoisti ma non narcisi, in grado di offrire sicurezza e riparo; i primaverili erano incrollabilmente ottimisti, attratti dalla vita come sinonimo di festa, talvolta un po’ superficiali, nella migliore delle ipotesi edonisti, nella peggiore modaioli; gli estivi erano gli ignoranti e i rozzi, con un evidente attaccamento all’esistenza senza troppe complicazioni, folleggiavano senza follia, e non gli importava di concretizzare sogni e desideri. ~ E gli autunnali? Come sono gli autunnali? chiese Gittani, impaziente” (pag.100).
Buona lettura 🙂