Due giorni di interventi intensi e partecipati, per altro sotto il patrocinio di Expo, che hanno incontrato il favore di un pubblico numeroso come non mai e hanno ricevuto gli apprezzamenti dagli addetti ai lavori per il profilo dei relatori e la qualità della discussione a cui si è voluto dare quest’anno una “particolare caratterizzazione internazionale” (rif. http://www.convegnostelline.it/home.php).
“individuare le linee di trasformazione delle biblioteche in un ambiente digitale e al tempo stesso partecipativo, riprendendo il filo rosso dell’impatto che l’innovazione può avere sulle biblioteche e sugli utenti, facendoli diventare sempre più protagonisti e soggetti attivi” (ibid.)
“Luca Ferrieri ha esordito con <> e ha posto immediatamente l’attenzione su una questione, che sia i tradizionalisti sia i tecnoentusiasti sembrano aver dimenticato, ovvero la necessità di affrontare – Ferrieri dice attraversare – questo momento di cambiamento delle pratiche della lettura, del mondo del libro nella sua 4° Rivoluzione e dell’editoria.
E sono proprio queste pratiche di lettura, ora in transizione, a determinare il destino del libro. La mutazione digitale di cui ha parlato Ferrieri è un processo di ibridazione che coinvolge tutti noi, immigrati digitali, e che modifica e rielabora le caratteristiche della lettura: fisiche e materiche, corporee – e quelle che definisce le dimensioni estetiche e sinestetiche dell’atto del leggere”.
“L’attenzione dei bibliotecari americani, sicuramente molto più aperti di noi ai cambiamenti e alle innovazioni, è ormai ben desta sul tema dei rapporti tra makerspace e biblioteche, al punto da poter affermare – senza eccessi di semplificazione – che, mentre a casa nostra il dibattito non è ancora cominciato, negli Stati Uniti si è ormai sostanzialmente pacificati sull’idea che aprire un makerspace in una biblioteca sia una operazione ad alto valore aggiunto, in grado di facilitare il raggiungimento degli obiettivi primari della biblioteca pubblica”
“La prima biblioteca americana ad integrare un laboratorio del genere all’interno del proprio portafoglio servizi è stata la Fayetteville Free Library (…) Molto ampio il portafoglio servizi della biblioteca, costruito con compattezza attorno al valore fondamentale dell’apprendimento di nuove competenze da parte del cittadino, al quale sono offerte numerose opportunità che transitano non soltanto dall’uso dei libri e dei documenti riprodotti su formati diversi, ma si ampliano ad accogliere tutte le occasioni utili per supportare la prima alfabetizzazione, la formazione formale, la ricerca del lavoro, il superamento delle differenze di genere in fatto di cultura scientifica, fino ad arrivare, col FabLab, a coprire la dimensione dell’apprendere facendo. Al centro dell’attenzione è collocata la persona con i suoi bisogni di apprendimento e miglioramento personale, per far fronte alle diverse esigenze di vita: bisogni che cambiano con il passare dell’età e la maturazione delle sue esigenze nel suo stare nel mondo”
“E in Italia? Siamo appena all’inizio della storia. Ma, nonostante questo, possiamo dire che non stiamo sfigurando come in tanti altri campi, segnando i consueti ritardi abissali nei confronti dei paesi più innovativi. (…) In Italia [il] primo American Corner concepito come Digital Innovation Center [è lo] YouLabPistoia, inaugurato il 24 aprile 2013. (…) Tre sono le esperienze ritenute tra quelle più significative in Europa: il makerspace su ruote Frysklab dalle Fiandre, quello attivo alla biblioteca pubblica di Colonia e l’American Corner YouLab di Pistoia”.