Maino reload

Maino indubbiamente fa due cose: 

1) rende evidente l’ovvietà delle pulsioni che ci governano; desiderio di soldi, cibo, sesso, riconoscimento sociale, appartenenza alla comunità eccetera, e le tratta come sintomo.

2) dice che abbiamo abdicato a strutture di pensiero complesse.

Per arrivare a 1. e 2. usa: 

A) il mito, trasformando l’Alcesti, dramma (?) con focus sull’altezza del sentimento in una bieca narrazione di miseri fattucci di provincia da cui nessuno – per ora – esce bene (a parte i veri poveri ma questo è un altro punto, perché è lì che Maino appunta la critica sociale)

B) il linguaggio del tribunale: queste pochezze, dice Maino, vengono dal fatto che per chissà quali motivi (lui ne ha idea, ovvio) abbiamo abdicato a strutture di pensiero più complesse, e lo dice in più punti, esplicitamente.

“… disistimare le qualità universali della Patata DOP dei Territori della Virile Valle della Piaga, fiume che ha reso dominanti le Tre Venessie del Mondo, veniva sanzionato con il carcere a vita, l’assassinio premeditato del vicino o della sgualdrina di cupo carruggio, veniva depenalizzato in pinzillacchera(…)”

Sta lì in bilico, tra:

– il giudizio (pietosa, questa storia eh: l’omosessuale borghesotto, non dichiarato, che si innamora del gay sciupamaschi pure lui col piede un po’ di qui un po’ di là, il sesso in macchina, la figlia malcurata, la moglie che prima va a pilates e poi pensa al suicidio… ve’. ) 

“…ciò lascia intendere quale sia la durezza della giustizia superiore che non conosce le circostanze generiche né l’obbligatorietà della difesa tecnica nel processo penale sulle stelle nane, e non sconta mai niente a nessuno, Padreterno incluso.”

– la presa di coscienza che di fatto queste pochezze regolano la vita e ce ne dobbiamo fare una ragione. E’ lo sguardo di chi vorrebbe leggere la realtà con intento del comprenderla e magari far qualcosa per tirarsi fuori in senso evolutivamente migliorativo, rispetto a quello dell’avvocato, che fintanto che uno sta nei bordi della legge (per ogni punto c’è l’andare oltre e lui li descrive tutti: iva esclusa, reati sessuali, sfruttamento) beh che ci vuoi fare, l’essere umano è un coglione, sticazzi. Ma nessuna delle due opzioni lo soddisfa.

Quindi Maino usa due impianti formali, quello del mito e quello del diritto, come impalcature per la difesa, tramite cui riesce a scrivere ciò che non cessa di non scriversi.

(Ndr: Quaranta, per spiegare l’incapacità dell’esprimere a parole i meccanismi dissociativi legati alla depersonalizzazione, usa il linguaggio della psicoanalisi – che arriva alla spiegazione tecnica ma non al fenomeno – e quello del realismo magico – che riesce nell’esemplificare la gravità del fenomeno ma non riesce a dare la definizione della patologia). 

“Poi capita finalmente qualcosa di abbastanza bizzarro, i fatti che non ti aspetti, e come fa sapere il coro Monta Sualba attivissimo nella Zaponatide (richiestissimo dagli ateniesi): Sono molte le sorti che il cielo ci dà e gli dèi compiono eventi inattesi né ciò che abbiamo creduto diviene realtà ma un dio risolve cose incredibili.”

[Thanks to A. e FM, FT, MG, Sorelle Ramonda e altri ancora – sono privilegi, va detto.]

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