Il 2010 è trascorso all’insegna del di tutto di più, ovvero come conciliare ufficio, famiglie, figli e libri sul comodino. Ce l’abbiamo (discretamente) fatta, visto che il nostro Anobii per il 2010 ne conta 40, di letture, a cui dobbiamo aggiungerne almeno altre 10, spiluccate tra librerie e web. Ecco, il problema sta quasi tutto qui: Anobii.
A causa di una sorta di bulimia letteraria ci eravamo invaghiti della questione “mega biblìon, mega kakòn” (“grande libro, grande male”, come dicevano i nostri amici d’età ellenistica, per rifuggir da Omero e dalla troppe parole: ovvero, fuga dal “mattonazzo”, per farla triviale). Twitterando: ha voglia di leggere libri da una settimana: più sono, meglio è, ché in tanti hanno qualcosa da dire ed è un peccato farseli scivolare tra le dita.
La qual cosa funziona, soprattutto se si ha la fortuna condividere la fatica con un paio di collaboratori geniali, rapidissimi a suggerire pagine davvero degne di lettura – e tutto quello di cui abbiamo parlato qui su ADC lo è stato, degno, e lo è tutt’ora.
Tanti narratori: conosciuti, citati, recensiti, eleganti, minori, nascosti, dimenticati. Del presente ma anche del passato: ci siamo innamorati dell’Irene Némirovskj, abbiamo approfondito Yates e la provincia americana, anche con l’aiuto, inatteso, di alcuni JG Ballard d’annata a far da contrappunto e di un Nabokov in rilettura “adulta”; abbiamo passato notti di febbri infantili, chini su lettini in penombra, a cambiar pezzoline bagnate, in compagnia di Teresa Solana e dei suoi fratelli Estivill – Martínez e abbiamo incontrato (anche via Anobii) un paio di autori italiani che ci hanno stupito per freschezza e acume – e per un utilizzo preciso e puntuale della lingua, così inaspettato da farci venire il capogiro, a noi filologi impenitenti.
Eppure, per la serie squadra che vince non si cambia, quest’anno sarà diverso.
Si dà il caso che molto probabilmente (forse) capiterà di avere a disposizione qualche momento di calma in più, giacché i vari figli si volgono ad affrontare, oramai, età consone alla conversazione, al gioco in solitaria, alla scuola materna e alla nanna filata 21-07, tutta roba fantascientifica al solo pensarla un anno fa.
L’idea è quindi quella di sparire tra pagine e pagine e, vittime di una sorta di indigestione mediatica da statistica Anobiiana (vedi la pagina relativa, tutto un florilegio di misurazioni scientifiche del tipo scopri-quanti-libri-hai-letto-e-a-quante-pagine-corrispondono – da dire che noi siamo un po’ sensibili all’argomento e delle volte ci fa specie anche la parentesina sulla destra di ogni titolo, avete presente, quella in cui viene indicato il numero di persone che hanno la tal opera in libreria), dicevamo, fregarcene di tutto il quantificabile e abbandonarci, ebbene sì l’avete capito, proprio al… (eridaje) mattonazzo.
Mattonazzo d’autore, però – o almeno, quelli che ci paiono tali, poi magari prenderemo delle sòle pazzesche, di cui non vi parleremo visto che qui su ADC ci occupiamo solo, per scelta, di quello che ci è piaciuto assai, e la stroncatura pseudoprofessionale la lasciamo ad altri e più in gamba di noi.
Di bestsellers ne troverete pochini ma oramai lo sapete, che qui si legge spesso di Minori & Indipendenti, quindi, nulla di nuovo sotto al sole.
Ora, piccola nota tecnica: opera “lunga” non significa di necessità lettura lenta. Anzi.
E ve lo dimostreremo, abbiamo già un paio di casi all’attivo che non vediamo l’ora di sottoporvi.
Alcuni punti fermi, comunque, ve li dobbiamo: primo fra tutti, il ritorno dell’Irene, ché dobbiamo assolutamente concludere (per passare poi a Maugham W. Somerset, che abbiamo scoperto con “In Villa” – ma non ne avevamo parlato, qui? Sacrebleu! Vedremo di recuperare al più presto) e di cui abbiamo da parte, per una sorta di caso fortuito, (o ben congeniato dal Demone Celeste dei libri, questo nessuno lo sa, sicché siamo ancora e sempre in dubbio sulla questione marzulliana del sei tu che scegli i libri o sono i libri che scelgono te) i romanzi più lunghi e densi di maturità.
Vorremmo avere per le mani anche il terzo e ultimo volume dell’Iliade Napoletana, questione che ci preme parecchio (autore avvertito…) e l’idea è anche quella di completare Yates, sempre che ci torni l’ispirazione (Yates non si può leggere se manca quella).
Il progetto è ambizioso, ché si compone di una parte ancora più complessa: leggere due opere in parallelo, una “grande” e una “piccola” – psicodramma esistenziale MAI affrontato da nessuno qui in redazione, più per testardaggine che per intima convinzione.
Motivazione duplice, e in entrambi i casi opportunistica: 1) per offrire qualcosa in più ai nostri lettori, che sennò dovrebbero aspettare settimane tra un post e l’altro; 2) perché siamo convinti, anzi convintissimi, che qui in redazione nessuno riuscirebbe a reggere 20, 30 giorni di fila con in mano un solo e unico testo. Assisteremmo alla nascita di una Nuova Disciplina Olimpica: il Lancio del Libro nel Cestino della Carta Riciclata.
Quindi, che dire, se non… Buona Lettura!
E per favore, se venite a trovarci, compilate il sondaggio di opinione. Per noi è importante!
Grazie a tutti per la vostra fiducia. Noi, da parte nostra, faremo del nostro meglio (anche via Twitter).