“Durante”, di Andrea De Carlo

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Vorremmo recuperare questa “vecchia” recensione, che avevamo conservato nel cassetto, ad uso e consumo dei due preziosissimi “insider” (ma veramente molto insider) con cui ci siamo ritrovati a parlare per caso (ma non tanto per caso, vista la giornata), di case editrici e sperimentazioni stilistiche, sul FrecciaRossa Mi-To, la mattina di venerdì 14 Maggio.
Non si tratta di un’analisi contenutistica e stilistica vera e propria, per cui consigliamo (come per tutti i nostri testi d’altra parte) una propedeutica lettura del libro, precedente alla lettura del post. Pena: l’incomprensibilità di alcuni punti (ferma restando l’ipotesi – quanto mai IPOTETICA – che i punti in questione possano, con la lettura, divenire comprensibili. Del che, dubitiamo fortemente. Ma comunque).
– Conosciamo i cognomi di tutti tranne che quelli di Pietro, Durante e delle due donne da cui Durante ha avuto figli. Curioso.
Molto focalizzato: la cascina, i campi, il verde, le strade interpoderali.
Cfr ovviamente con Guido Laremi & Mario (devo ricordarvi che stiamo parlando di “Due di Due”?): ci piace l’idea di un De Carlo “civilizzato” (De Carlo, ci perdoni), tutto grazie a un “rimescolamento di personaggi”: Durante potrebbe essere un Guido Laremi “sopravvissuto”, e Durante, in potenza, un Mario modificato dagli eventi.
Ci piacciono le sfumature senza contrasti: non società industriale & percorso prestabilito contro mondo creato e costruito a immagine e somiglianza dell’animo, ma due mondi già alternativi che si scontrano e si rivelano (anche l’alternativo dopo un po’ si trasforma in tradizione, abitudine, routine?)
Cfr l’idilliaco clima bucolico di “Due di Due” con il caldo torrido delle Marche… se cresci tu, crescono anche i luoghi, e diventano difficili, aspri, inaccessibili.
Attenzione alle non-chiusure. Durante sparisce, Pietro… chissà.
Pietro termina sempre i suoi lavori al telaio, mentre questo lavoro invece (la vita che, dice Durante, quando l’hai capita, è ora di finirla) rimane incompiuto, perché ognuno può finirlo come gli pare.
Andate a riguardare l’intervista podcast di Fahrenheit: illuminante. 
Attenzione alla fruizione attiva e immediata del libro, e alla modalità di lettura. Forse sarebbe da rileggere con calma, un volta terminato, ma ci parrebbe un tradimento nei confronti della teoria della fruizione… eppure, se sei troppo preso dalla teoria, non ne esci più… Durante docet e fa riflettere su cose in parte dimenticate, su atteggiamenti che la routine nasconde, su pensieri che bisognerebbe coltivare, tutti i giorni.

3 pensieri su ““Durante”, di Andrea De Carlo

  1. Diciamo che sul buon De Carlo l'uso dei cognomi è sempre stato un particolare interessante.
    Sembra quasi legare l'uso del cognome a un certo tipo di confidenza con la persona, o meno. Esempio banale: Guido, che da quando conosce Mario smette di essere Laremi (e anche sulla scelta del cognome si potrebbe ricamare parecchio, o meglio, io ho la mia teoria…).
    Il protagonista spesso non ha neanche un nome (per scoprire che Mario si chiama Mario deve passare almeno mezzo libro). E qui proprio l'essere incantato Durante, il protagonista e le due amate di fatto hanno già un legame forte fin dal principio, anche se magari non sanno di averlo, di conseguenza i cognomi possono essere abbandonati da subito. Il lettore lo sa ma loro ancora no. Interessante…

    Devo dire che Durante (letto durante – appunto – un viaggo a Istanbul nel 2008) mi ha lasciato molto poco: durante – e ridaje – lo stesso viaggio ho perso il libro e, per una delle primissime volte in vita mia, non l'ho ricomprato.

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